sabato 17 ottobre 2015

A breve l'eBook Future Fiction tradotto da Laura Sestri: l'intervista a Liz Williams





La prima autrice forgiata dalla Fucina, Liz Williams, trova finalmente voce anche in un eBook in italiano grazie alla collaborazione con Future Fiction, l’etichetta digitale di Francesco Verso con cui avevamo già pubblicato due racconti dell’autore singalese Vajra Chandrasekera, suggerito dalla Fucina. E la copertina è sempre del grande Guido Salto.



La Fucina aveva iniziato a scaldare i suoi mantici proprio con questa interessante scrittrice inglese, ricordate?



Quelli che vi proponiamo ora sono due racconti tratti da due sue diverse raccolte: Vodyanoy, pubblicato in realtà con un titolo leggermente diverso in A glass of shadow (NewCon press, 2011), e apparso per la prima volta in Terra Incognita #3 nel 1998, e Salicaria, tratto dalla raccolta The Banquet of the Lords of Night and Other Stories (Night Shade Books, 2004), e pubblicato anche nello stesso anno nella rivista Interzone (a onor del vero, quest'ultimo racconto era già stato pubblicato con un altro titolo italiano da Urania nel 2008, ad averlo saputo... Non ho però avuto ancora il piacere di leggere quella versione).



Ed è dunque con vero piacere che vi presentiamo Vodyanoy e Salicaria, tradotti in italiano dalla sottoscritta e pubblicati da Future Fiction.




Queste due storie hanno un elemento in comune: l’acqua.



Nell’acqua ci si trasforma. L’acqua distrugge, l’acqua (ri-)crea, ma come e cosa non è ben chiaro. Non è un processo naturale, non è un ritorno a una nuova alba dell’umanità, ma una terribile conseguenza…



Vodyanoy è una storia di metamorfosi. Le antiche leggende su incredibili creature che vivevano negli angoli più bui delle credenze popolari si fondono con visioni di un futuro possibile e mai così vicino.



Il vodyanoy è uno spirito maligno del folklore slavo, incarnazione dell’elemento acqua come principio negativo. Nel floklore slavo, l'apparenza umana cela in realtà qualcosa di ferino: zampe al posto delle mani, oppure mani palmate, o ancora un corno sulla testa. A volte può mostrarsi invece come un vecchio deforme, grondante vischioso fango. Esistono anche vodyanoy al femminile che, come le più famose rusalke (gli spiriti maligni femminili di fanciulle morte, per lo più per affogamento), sono legate alle concezioni sui defunti che possono rappresentare un pericolo per i viventi a causa della loro capacità di divenire vampiri o spiriti maligni. Il vodyanoy è connesso al colore nero: a lui veniva offerto in sacrificio o un caprone nero o un gallo nero. Le leggende narrano che il vodyanoy spaventasse e facesse affogare le persone, trascinandole con sé in fondo all’acqua. Secondo i due eminenti studiosi da cui traggo queste informazioni (gli indoeuropeisti Vjačeslav Vsevolodovič Ivanov e Vladimir Nikolaevič Toporov), nelle credenze slave sulla nostra creatura e sul re del mare (quello che compare, ad esempio, nella famosa bylina su Sadko, resa celebre dall’opera di Rimskij-Korsakov) è possibile vedere il riflesso di un sistema mitologico di concezioni un tempo connesse alle divinità marine (cfr. la divinità romana Nettuno, ad esempio).



Il folklore slavo ti è stato in parte d’ispirazione per il tuo romanzo Nine Layers of Sky, e anche in questo racconto balugina il tuo interesse nei confronti di questo ricchissimo mondo culturale. Trovo molto interessante il modo in cui hai trasformato la figura del vodyanoy nel tuo racconto, che inoltre non appare affatto come figura negativa o ostile.

Cosa ti ha spinto a scegliere questa particolare ambientazione?



L.W.: Di recente siamo stati in Polonia, e ho vissuto per un periodo in Asia Centrale per motivi di lavoro. Quando ero là, ho avuto un po’ di tempo per fare delle ricerche. È un posto pieno di fascino e so di aver appena sfiorato la superficie, ma ci sono delle idee che volevo esplorare – come ad esempio l’idea di un ideale futuro sovietico – e che non potrebbero essere sviluppate in un altro contesto. Mi sono rimaste molto impresse le illustrazioni di mitologia russa, che vedevo da bambina, e il vodyanoy viene da lì.



Sei stata ispirata anche da qualcos’altro?



L.W.: Vengo ispirata principalmente dal paesaggio, dai luoghi e dai problemi filosofici emergenti. Ma è molto difficile in generale dire da dove arriva l’ispirazione: sono una scrittrice istintiva.



Passiamo ora a Salicaria, una storia in cui i vostri sentimenti si alterneranno.



In un possibile futuro, Londra (ma non solo, si può immaginare) è sommersa dall’acqua – colpa del riscaldamento globale – acqua inquinata, che nasconde qualcosa di nocivo, di malato. La gente ricca specula sulla gente povera, che non è semplicemente povera: a volte, non merita neanche di essere così miserabile, non merita neanche di poter mendicare senza licenza. Vive in palazzi fatiscenti, dichiarati inagibili. E i ricchi possono comprare tutto...



Il tuo racconto mi ha richiamato alla mente l’atmosfera della Londra vittoriana, per quel clima di disparità sociale, di povertà, d’inquinamento, e di ipocrisia, anche. Quest’atmosfera poi s’intreccia con un tocco realisticamente futuristico: Londra e la terra, immagino, sommerse dalle acque, in cui però vi è qualcosa di malato, causato dall’uomo. In che modo, nella tua immaginazione, la Londra che hai creato è collegata alla metropoli contemporanea?



L.W.: Sono affascinata da Londra, e credo che nella mia testa sia una sorta di palinsesto, se così si può definire – strati e strati di storia. Anch’io la considero in termini in qualche modo vittoriani, e abbiamo un governo cui piacerebbe tornare a quell’epoca, quindi…!



La salicaria, detta anche salcerella, è una pianta infestante, e come abbiamo visto, dà il nome al racconto. Perché la scelta è ricaduta proprio su questa pianta?



L.W.: Mi piaceva molto il nome [in inglese loosestrife], è evocativo: loose and strife -  anarchia e dissenso che vagano liberi. Abbiamo molte piante di questo tipo vicino casa nostra.



Sì, il nome è davvero molto evocativo, soprattutto nella parte centrale, SESTRI, il mio cognome!



Ma torniamo alle cose serie…



Puoi dirci qualcosa a proposito del tuo prossimo obiettivo?



L.W.: Al momento non ho un contratto, e sto lavorando su molte short stories e su un romanzo ambientato in Somerset. A breve uscirà una mia raccolta.



C’è qualche autore di horror/sf/weird, sia mainstream che indipendente che apprezzi in modo particolare e che ti piacerebbe consigliarci?



L.W.: Di recente ho letto e apprezzato diverse cose di Zen Cho e non vedo l’ora di leggere l’ultimo romanzo di Aliette de Bodard. Non sto leggendo molta science fiction al momento, ma quando tornerò a farlo cercherò degli scrittori nuovi.



E io non vedo l’ora di leggere i nuovi racconti di Liz Williams, che ringrazio tantissimo!

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