mercoledì 27 luglio 2016

Horror+Women Writers+Italy: La Diabolica Intervista a SIMONETTA SANTAMARIA


È un po’ di tempo che l’idea mi gironzolava anarchica per la testa. L’occasione per partire sul serio è nata da una recensione che ho scritto (apparirà nell’ultimo numero del magazine Hypnos) dell’antologia edita quest’anno dalla NewCon Press Obsidian: A Decade of Horror Stories by Women, a cura di Ian Whates, e da una delle domande che ho posto nell’ultima delle Diaboliche Interviste a Andrea Vaccaro (Le autrici, il fantastico e Edizioni Hypnos).




Nella recensione di Obsidian mi soffermavo brevemente (e a mo’ di introduzione) sull’attuale situazione dell’horror al femminile per quanto riguarda il panorama editoriale di lingua inglese. Il dato di fatto che emergeva è il seguente: le autrici horror hanno posto le fondamenta del genere, sono attualmente numerose e talentuose, e soffrono di minor visibilità rispetto ai loro colleghi uomini.



Ho voluto iniziare ad approfondire la questione anche per quanto riguarda il panorama italiano odierno. Per cominciare, mi sono rivolta a un’icona dell’horror al femminile italiano, un’autrice che di certo sa il fatto suo in questo ambito: Simonetta Santamaria.







Il tuo punto di vista su questo aspetto nel panorama italiano attuale.



S.S.: Avverto ancora oggi una certa reticenza nei confronti delle donne in campo horror e thriller. Al di là del fatto che non siamo tantissime – il che dovrebbe giocare a nostro favore – l’editoria storce il naso di fronte alla parola “horror” e, purtroppo, il lettore medio di oggi diffida ancora di una donna che scrive qualcosa di stampo tipicamente maschile. La mia stessa carriera è a un pit stop critico perché gli editori dicono “basta thriller, i lettori sono stufi” e poi pubblicano stranieri… Noi “donne del brivido” potremmo essere il fiore all’occhiello dell’editoria italiana e invece siamo delle cenerentole. Io confido ancora nella carrozza.



Un tuo aneddoto eclatante che getta luce su come siamo messi.



S.S.: Ne avrei tanti di più ma ve ne offro un paio: dopo il mio thriller Io Vi Vedo (e guai a scrivere la parola horror in una quarta di copertina) ho chiuso il contratto con la Tre60, marchio GeMS, perché vuole virare su cose più commerciali, “rosa” per intenderci… e lo hanno chiesto proprio a me? Un altro è stato un lettore che a una presentazione mi ha detto “io non leggo libri di autori italiani, men che meno donne”…



Ma c’è davvero differenza tra un libro scritto da un uomo e quello scritto da una donna?

La differenza è nelle sue qualità intrinseche o nel percorso che fa per arrivare al pubblico, che lo porta a essere percepito diversamente?



S.S.: Per me l’unica, vera differenza è quella tra un romanzo scritto bene e uno scritto male. Poi, a parità di qualità, la spinta dell’editore è fondamentale. Hanno costruito personaggi planetari grazie al supporto mediatico: valutando la sostanza di alcuni, sono certa che non avrebbero avuto lo stesso successo senza tutto il circo alle spalle.



Cosa non si è ancora fatto e cosa si può fare.



S.S.: Dovrebbero smetterla di demonizzare la narrativa horror. Il genere è vittima di strane convinzioni prodotte da cattiva informazione (in questo il cinemaccio di serie B non ha certo aiutato, tutto sangue e idiozia, niente storia). I lettori in Italia ci sono, sono tanti e anche molto ben edotti: avrebbero diritto a un King, a un Barker o a un Poe (tutti uomini, come vedete) di casa loro. E anche noi scrittori “di paura”, fedeli alla suspense e a un genere che nasce dal cuore e non dalle tasche, avremmo diritto a maggiore considerazione e spazio di manovra, invece di essere soffocati dalla narrativa d’importazione. Arrivano qui in Italia dipinti come geni del romanzo perché hanno venduto migliaia di copie in paesi dove non ti mettono i bastoni tra le ruote, dove gli editori investono sugli autori, ci credono e li supportano nella crescita. Qui siamo ancora al fai-da-te, se ce la fai bene sennò fatti tuoi…





La Diabolica Domanda: Immagina di essere un mitico fabbro. Hai il potere di forgiare qualcosa che ancora non esiste e di renderlo reale: a cosa daresti vita?



S.S.: A un editore intelligente e sapiente plasmato col ferro e col fuoco, che non si faccia condizionare dal pensiero di massa e che porti avanti il buono, non quello che va di moda. Qualcosa di più di un golem senz’anima che mi sembra rappresenti bene la nostra attuale editoria.



Grazie mille della gentile disponibilità!



Grazie a voi e ricordate: non è necessario un bestseller per avere una buona lettura ;)





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