sabato 23 luglio 2016

In Hypnos We Trust: La Diabolica Intervista ad ANDREA ACHILLE VACCARO




Edizioni Hypnos è una casa editrice milanese fondata nel 2010 e specializzata in letteratura fantastica e weird.

L’idea che mi sono fatta io di Andrea Achille Vaccaro è quella di un raffinato editore, un grande appassionato di letteratura di genere, centrato sul suo obiettivo di (ri)portare alla luce opere dall’indubbio quanto spesso misconosciuto valore letterario. In Weird we trust, pay-off perfetto, è una chiara attestazione di questa missione.










Cinque collane, un blog informativo (Weirdiana), un premio letterario, e una rivista naturalmente a tema, Hypnos.








«Presentare autori spesso ignorati o mal pubblicati dall’editoria italiana, proponendo testi per lo più inediti, sia tra i classici dimenticati che tra le nuove voci del fantastico internazionale, e fornendo sempre una prospettiva critica dei testi presentati, è l’obiettivo di questa rivista».



Copio queste righe dall’editoriale del primo numero della rivista (Primavera 2013), anche se in realtà, come indica la doppia numerazione, Hypnos come fanzine aveva già all’attivo nove numeri.



Andrea, dalla fanzine, alla rivista, alle Edizioni Hypnos. Raccontaci la storia di questo percorso.



A.V.: Ciao Laura! Il “progetto Hypnos” nasce quasi per gioco, per scommessa, ormai nel lontano 2007. All’epoca collaboravo ancora con Lukha Kremo (fresco vincitore del premio Urania) con la fanzine Avatar, dando vita a una sorta di personaggio fittizio di alcune serate con amici, un certo Andrea Giusto, editore di una pubblicazione sul fantastico di nome Hypnos. Il passo dalla finzione alla realtà è stato breve, e così è nata la fanzine nel 2007. Il “manifesto” di Hypnos rivista riflette esattamente lo spirito che animava la fanzine. C’è una soluzione di continuità, un percorso unico. Presentandoci come rivista con la casa editrice il pubblico è più vasto, e sicuramente si sente una maggior responsabilità, soprattutto nella periodicità, rispetto a quella che poteva essere una fanzine completamente aperiodica. Con la rivista i grandi cambiamenti sono stati due. Il primo l’inclusione di autori moderni e contemporanei, la presentazione ai lettori di quel modern weird che oltreoceano sta pian piano prendendo piede. Ho ritenuto che la rivista dovesse tener conto delle radici, dello sviluppo e del futuro di un genere così particolare e difficile da definire come il weird. L’altra grande differenza riguarda ovviamente la rivista in quanto tale, come impaginazione, grafica e illustrazioni. Hypnos fanzine era da quel punto di vista (illustrazioni escluse) fatta interamente dal sottoscritto. Nel momento in cui si è passati a una rivista vera e propria, è stato un passo obbligato affidarsi a professionisti del settore anche sotto questo aspetto.








I continui attestati di stima verso la fanzine, il “successo” pur in un ambito ristretto, mi hanno convinto della possibilità di rendere più concreto e professionale il progetto Hypnos. Così ho pensato a una casa editrice specializzata, rivolta a un pubblico di appassionati, in grado di colmare a poco a poco una così grave mancanza del panorama editoriale italiano. Il mio punto di riferimento per la collana principale, Biblioteca dell’Immaginario, è stata una serie di volumi degli anni ’90, Biblioteca di Letteratura Fantastica, edita da Theoria, che aveva avuto il merito di presentare in maniera organica e filologica i grandi del fantastico classico, M.R. James, Le Fanu,  Blackwood, e che per la mia formazione è stata un grande punto di riferimento. Tuttavia, ben sapendo che il pubblico sarebbe stato composto in gran parte da appassionati navigati, e considerando il gran numero di testi inediti in Italia, la mia scelta è ricaduta su testi o da tempo non ristampati, o assolutamente inediti. Così a fianco di Chambers, con il progetto di presentarne tutti i racconti fantastici, il primo nome che non poteva mancare era quello del grande Jean Ray. A quel punto bisognava mettere insieme un progetto editoriale ben strutturato e soprattutto uno stile grafico ben definito, qualcosa che ci differenziasse anche da questo punto di vista. Mi sono rivolto quindi a Julie Joliat, apprezzata grafica svizzera, e con la quale abbiamo attuato questa scelta (impopolare tra molti appassionati, ma che ha anche trovato commenti entusiastici da parte di alcuni) con uno stile volutamente anti-weird, totalmente grafico, teso a sottolineare la centralità della parola, dei contenuti, rispetto alle copertine strillo (spesso di pessima fattura tra l’altro) caratteristiche di molta editoria contemporanea. E così tutto è cominciato. Ma la vera evoluzione si ha quando si comincia a creare un vero gruppo di lavoro, e così piano piano la casa editrice si è sviluppata, ha trovato la sua identità. Credo che un punto chiave per qualsiasi progetto editoriale sia la scelta dei collaboratori, e in questo direi che senza dubbio Hypnos ha il suo punto di forza. Francesco Lato, Gino Carosini, Ivo Torello, Giuseppe Lippi, Andrea Bonazzi, Danilo Arrigoni, sono tra le persone che hanno visto nascere la casa editrice, che vi hanno collaborato sin dai tempi della fanzine e che hanno contribuito in maniera decisiva con i loro consigli, la loro professionalità e soprattutto con la fiducia nei confronti del progetto Hypnos, a rendere la casa editrice una vera e propria realtà.



Cosa troveremo nell’ultimo numero della rivista e quali novità ha in serbo la tua casa editrice?



A.V.: L’ultimo numero (il sesto) è in stampa proprio in questi giorni, ed è un numero molto ricco di nomi importanti, oltre che interessanti. Su tutti spicca quello di Thomas Ligotti, salito alla ribalta grazie al battage pubblicitario di True Detective, ma per gli appassionati un punto di riferimento già da diversi anni. Troveremo uno dei suoi primissimi racconti, pubblicato nel 1981 proprio su una fanzine, e poi incluso nella versione originale di Song of a Dead Dreamer, “Les Fleurs”. Il racconto è inedito in Italia, e presenta tutti gli elementi caratteristici della narrativa di Ligotti. Per i classici del fantastico ci sarà un’interessante presentazione di un autore sconosciuto in Italia, ma tra i maestri del fantastico in Giappone, Hoshi Shinici: un autore molto particolare, che grazie a Marcello Bertocchi, esperto di cultura giapponese, abbiamo l’occasione di scoprire e apprezzare. Fantastico classico con H.R. Wakefield, tra i principali epigoni della tradizione di storie di fantasmi alla M.R. James. Per tornare ai gironi nostri siamo veramente lieti di presentare il racconto vincitore del World Fantasy Award 2015, “Vi piace guardare i mostri?” di Scott Nicolay, un vero gioiello tutto da scoprire. Infine per la narrativa italiana potrete leggere il racconto vincitore del premio Hypnos, “Nere colline del supplizio”, di Luigi Musolino, una concreta testimonianza dell’ottimo stato di salute della narrativa italiana. Tra le molte novità di questo numero, una nuova rubrica dedicata alle recensioni librarie, una pagina di enigmistica e due nuovi illustratori all’opera,che affiancano Cristiano Sili e Ivo Torello: l’italiano Giuseppe Balestra, che ha colto in maniera eccellente lo spirito del racconto di Ligotti, e David Verba, che presenta l’illustrazione originaria, ma mai apparsa prima d’ora, del racconto di Nicolay. Tante cose, spero tutte piacevoli per il lettore.



Le novità in lavorazione sono tante. In primis, sicuramente, nella collana Modern Weird la traduzione del romanzo di Ramsey Campbell, The Last Revelation of Gla’aki, che segna il suo ritorno alla narrativa di stampo lovecraftiano. Poi, sempre per Modern Weird è in lavorazione Strane visioni, raccolta con i migliori racconti del premio Hypnos, mentre per la collana Biblioteca dell’Immaginario, avremo presto un volume dedicato a William Fryer Harvey, La bestia dalle cinque dita (e altri racconti del fantastico), tra i più importanti autori del fantastico, la cui fortuna però è stata troppo spesso relegata a due soli racconti, “August Heat” e “The Beast with Five Fingers”: finalmente sarà possibile esplorare più a fondo questo autore e la sua opera. Ci spostiamo poi al di fuori dei territori anglofoni, con altre tre novità legate al fantastico classico: L’occhio invisibile (e altri racconti), raccolta di racconti del duo francese Erckmann-Chatrian, L’ora degli spettri. 29 storie di fantasmi, corposa antologia a cura di Pietro Guarriello e Giuseppe Lo Biondo, e infine una nuova edizione e traduzione del classico di Hanns Heinz Ewers, La mandragora, a cura di Alessandro Fambrini. Infine stiamo pensando a una nuova collana dedicata al fantastico e weird contemporaneo. Però in questo caso lasciamo un po’ di mistero!



Parlaci del Premio Hypnos.



A.V.: Direi che miglior commento al premio non può essere che l’uscita di Strane visioni, con il meglio di tre anni del premio. Siamo molto soddisfatti, anche perché il livello è in costante crescita. Sai, inizialmente ero un po’ scettico, tanti concorsi, una grande dispersione. Sono contento perché negli anni i testi si sono sempre “affinati”, e presentano anche una grande varietà, come potrete vedere dal volume in uscita.







Le pubblicazioni di cui sei più orgoglioso e perché.



A.V.: La risposta a questa domanda non è così semplice o immediata. Sono veramente tante le pubblicazioni di cui vado orgoglioso. Vediamo… sicuramente Il villaggio nero di Grabinski, un autore completamente sconosciuto in Italia e che abbiamo avuto l’onore di presentare per primi al pubblico italiano (e ora fortunatamente anche altri editori si sono accorti di questo straordinario autore). Der Ochideengarten. Il giardino delle orchidee, che illustra (ed è proprio il caso di dirlo, viste le riproduzioni a colori delle bellissime copertine) e presenta l’omonima rivista tedesca, la prima dedicata al fantastico e al weird, è un volume di cui vado particolarmente fiero, ed è un unicum non solo in Italia ma in tutto il mondo, Germania compresa. Merito di entrambi i volumi va ai due brillanti curatori, Andrea Bonazzi e Alessandro Fambrini, che mi hanno proposto questi testi. Infine confesso di essere molto orgoglioso di Nuovi incubi, che contiene il meglio del weird contemporaneo: lo vedo come un volume apripista, oltre che a una raccolta di racconti di altissimo livello. Una volta un lettore a una presentazione mi ha confessato di essere un grande amante del weird classico e di diffidare degli autori contemporanei, ma che, dopo la lettura di Nuovi incubi, ha dovuto ricredersi. Quale complimento migliore?









L’Italia e il fantastico: tu come la vedi?



A.V.: Discorso lungo e complesso. A mio parere l’unica via d’uscita sarebbe che gli scrittori facessero gli scrittori, gli editori gli editori e i  lettori i lettori: mi spiego, ormai è raro trovare lettori che non scrivano, scrittori che non pubblichino (o auto-pubblichino). Da poco abbiamo una collana digitale dedicata ad autori italiani, Spiraglitalia. Prima, a parte le pubblicazioni sulla rivista, quasi sempre riservata a vincitori del premio, le uniche pubblicazioni italiane che abbiamo fatto in cartaceo sono stati i volumi della collana Mirabilia con un romanzo di Ivo Torello (Predatori dall’abisso) definito da un esperto come Pietro Guarriello, il miglior romanzo weird da moltissimi anni a questa parte, un volume dedicato a Sergio Bissoli (Il paese stregato), fortemente voluto e con la curatela di Giuseppe Lippi, e una raccolta (L’abisso di Coriolis) di Lukha B. Kremo, recente vincitore del premio Urania. Credo che ci vorrebbe un po’ più di “selezione” nelle pubblicazioni; la sensazione è che spesso si pubblichino autori italiani solo perché non costano, per dirla brutalmente. Bisogna cercare di dare al lettore sempre il meglio. Certo, come dicevo, il fatto che adesso lettore e autore spesso coincidano, non aiuta la situazione. 



Le autrici, il fantastico e Edizioni Hypnos. A parte i nomi presenti in Nuovi incubi, traduzione del volume inaugurale dell'antologia Year's Best Weird Fiction che annualmente presenta il meglio dei racconti weird in lingua inglese, se non sbaglio le donne non figurano tra i vostri autori. Scelta deliberata o mera casualità? Secondo te com’è il panorama italiano attuale da questo punto di vista?



A.V.: 
La scarsità di autrici nel nostro catalogo è data da una situazione specifica: la maggior parte dei classici del fantastico, almeno per quel che riguarda il secolo scorso, sono opere di autori e non autrici (a differenza del XIX secolo, dove c’erano tantissime autrici, soprattutto per quel che riguarda le ghost stories). Nell’horror c’è stata una maggior presenza femminile, ma il weird classico è stato parco da quel punto di vista. Per quel che riguarda il panorama moderno la situazione è ben diversa: tra gli editor troneggia Ellen Datlow, in Nuovi Incubi quasi metà dei racconti sono di autrici, a testimonianza della vitalità delle scrittrici contemporanee. L’ultima uscita di Spiraglitalia, Ypar, è dedicata a Giulia Cocchella, brillante autrice che ci ha colpito per la particolare sensibilità delle sue storie, inoltre in finale all’ultima edizione del premio Hypnos è arrivato un bel racconto di Federica Leonardi, altra voce emergente molto interessante; infine sul settimo numero di Hypnos apparirà un racconto di Eleonora Fisco, promettente giovane autrice, finalista al premio Campiello Giovani.
In Italia sia nel campo del fantastico che in quello della fantascienza tante sono le autrici di primo piano, con anche un’importante tradizione alle spalle. Attualmente sia il fantasy che la fantascienza sono piuttosto ricchi di autrici importanti, basta pensare all’ultimo premio Urania, con tre autrici su cinque finalisti, tra cui Clelia Farris, che da alcuni anni a questa parte si è dimostrata tra i maggiori talenti della fantascienza italiana. Nell’horror ci sono state in anni recenti autrici di successo (per esempio Barbara Baraldi), ma per quel che riguarda il weird la situazione sembra diversa. Penso a Edizioni XII, forse la casa editrice che più si è avvicinata al weird negli ultimi anni, e non ricordo alcuna pubblicazione di autrici donne. Bisogna anche dire che in generale sono molto rare le pubblicazioni weird in Italia, quindi il campione è così esiguo da non permetterne una statistica. Diciamo che le indicazioni date dal premio Hypnos fanno ben sperare.









Edizioni Hypnos e le traduzioni, quale sede più opportuna (e diabolica) per parlarne! In un certo senso, anche la tua casa editrice è una fucina di nuove traduzioni, un laboratorio in cui si forgia infine un prodotto editoriale di pregio. Parlaci di questo aspetto: dall’originale in lingua straniera e dall’acquisizione dei diritti alla scelta del traduttore e alla revisione finale.



A.V.: I tre aspetti per la pubblicazione di un testo straniero sono proprio quelli di cui parli: lettura, acquisizione diritti, traduzione e revisione. Di certo si legge molto, mai abbastanza. Fortunatamente con l’era di internet è più facile avere gli input giusti. Sulla questione diritti, per gli autori viventi è solitamente piuttosto semplice avere un contatto immediato, e devo dire che la maggior parte si è mostrata molto disponibile. Quando invece si arriva di fronte alle varie Estate o agenzie, a volte i tempi possono diventare biblici. (Francamente è un argomento piuttosto tedioso). La traduzione è senza dubbio un aspetto fondamentale in un progetto come il nostro. In alcuni casi un progetto nasce già strutturato, come per Der Orchideengarten, la cui curatela, selezione dei racconti e traduzione è stata fatta dalla stessa persona (Alessandro Fambrini), o per il volume curato e tradotto da Claudio Di Vaio L’Orrore, di John Berwick Harwood. In questi casi è il curatore/traduttore a proporre il progetto. Altre volte il processo è diverso: con Chambers la scelta è venuta a posteriori ed è andata su una traduttrice di professione già affermata come Silvia Castoldi. Per alcuni autori (penso in particolare ad Aickman) la scelta del traduttore è non solo fondamentale, ma è un vero spartiacque tra il successo e il fallimento. Aickman è un autore che ha un uso del linguaggio molto particolare, con una struttura che si discosta da quella tipica inglese, quindi con grosse problematiche sia lessicali che strutturali. In questo caso mi sono affidato a un traduttore esperto, che ben conoscevo e apprezzavo (Francesco Lato) e in cui vedevo la giusta sensibilità ed esperienza per affrontare un lavoro di questo tipo. In altri casi mi sono affidato a nuove “voci” nel campo della traduzione, che in un certo senso sono cresciute con le nostre pubblicazioni, come Elena Furlan, che ha fatto ottimi lavori con i volumi antologici della collana Impronte e si è confermata con una prova così impegnativa come Nuovi incubi. Lo stesso Andrea Bonazzi, pur già molto noto nell’ambito del fantastico, con Hypnos è cresciuto come traduttore con la rivista prima e con i volumi di Grabinski e Barron poi. Il processo di revisione è molto delicato, facciamo del nostro meglio, e credo che ci sia stato un netto miglioramento da questo punto di vista rispetto agli inizi.





Edizioni Hypnos e Stranimondi.  Insieme a Delos Books, Zona 42 e USS, Edizioni Hypnos organizza anche quest’anno STRANIMONDI, la manifestazione dedicata ai libri fantastici e di fantascienza che si svolgerà a Milano il 15 e il 16 ottobre. L’edizione 2015 (la prima) è stata un successo. Anche quest’anno i lettori del fantastico e non solo potranno entrare in contatto con grandi ospiti, editori, autori, artisti e esperti del settore, come leggiamo su Fantascienza.com. Parlaci di questa interessantissima manifestazione e del vostro ruolo al suo interno. Puoi rivelare qualche anteprima?



A.V.: Stranimondi è nata dall’esigenza di colmare un vuoto che ormai da anni si percepiva all’interno del mondo del fantastico: la distanza tra editori e pubblico. Da tempo le convention del fantastico si risolvevano in presentazioni di singoli libri, conferenze e incontri con ospiti. Tutte cose eccellenti, ma manchevoli di quel fattore di raccordo tra lettore e autore, che è l’editoria. Da qui nasce l’idea, che ha trovato concordi le tre realtà editoriali organizzatrici (noi, Delos e Zona42), di un luogo di incontro per il pubblico sì con ospiti e addetti ai lavori, ma anche con editori specializzati, che a loro volta possono avere un confronto diretto con i lettori, al di là di internet e dei social network. Oltre venti case editrici hanno aderito al progetto per quest’anno. Dal nostro punto di vista, come Hypnos, oltre all’organizzazione generale della manifestazione, ci occupiamo del programma di Weirdiana, la parte relativa al weird e al fantastico. Gli ospiti sono veramente d’eccezione, da Alaister Reynolds, tra i principali autori di hard science fiction del momento, a Ramsey Campbell, il Master of Horror, una delle più importanti personalità del mondo weird e horror. Sarà un vero piacere per tutti gli appassionati poter parlare direttamente con lui. Il bello di una manifestazione come Stranimondi è proprio la vicinanza (anche fisica) tra editori, autori e pubblico. Tra gli ospiti anche Tricia Sullivan e Alan Altieri, e per la parte dedicata al weird ci sarà, oltre a Campbell, anche Gianfranco Manfredi,  musicista, scrittore, artefice di capolavori quali Cromantica e Magia  rossa, vere perle del fantastico italiano, nonché autore di fumetti e sceneggiature. Una campagna   kickstarter è da poco partita per sostenere la manifestazione, con tantissimi renard interessanti, tra cui un poster esclusivo di Maurizio Manzieri e un workshop con l’editor Franco Forte. Per tenersi aggiornati sulla manifestazione basta seguire le novità sul sito facebook o sulla pagina www.stranimondi.it .



Se potessi rinascere in un’epoca diversa, quale sceglieresti, chi saresti e perché.



A.V.: Ho così tanto letto, studiato, amato il mondo classico, che il fascino di trovarsi a Teatro a vedere le rappresentazioni di Eschilo o Sofocle, o ad ascoltare i carmi di Pindaro e Bacchilide è innegabile. Ma probabilmente ne rimarrei deluso: è quasi una sorta di mondo mitico, e vederlo nella realtà forse deluderebbe. Se potessi rinascere, rinascerei nel futuro, e vedere un po’ le conseguenze di tutto quanto il genere umano sta compiendo ora.



Un sogno editoriale proibito.



A.V.: Se non proprio proibito, certo di difficile realizzazione: pubblicare un’edizione definitiva di Clark Ashton Smith.  Sarebbe una grande soddisfazione.



Non poteva mancare la Diabolica Domanda.



Immagina di essere un mitico fabbro. Hai il potere di forgiare qualcosa che ancora non esiste e di renderlo reale: a cosa daresti vita?



A.V.: Vuoi veramente farmi fare voli pindarici! Un bellissimo racconto di una delle mie autrici preferite, Patricia Highsmith, s’intitola “L’uomo che scriveva mentalmente i suoi libri” in cui il protagonista a un certo punto comincia a scrivere mentalmente romanzi e romanzi, senza mai mettere nulla su carta, come se avesse un registratore mentale. Non sarebbe male!



Grazie della bella intervista!



 Grazie a te, Andrea!








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