Horror+Women
Writers+Italy: La Diabolica Intervista ad Alda Teodorani
L’ultimo post delle Diaboliche Interviste raddoppia e si
arricchisce: dopo l’interessante intervista
a Simonetta Santamaria è la volta di un’altra importante protagonista dell’horror made in Italy, ovvero Alda
Teodorani. Questa volta sarà lei, infatti, a fornire altri spunti di riflessione
per quel che riguarda l’horror al
femminile nell’attuale panorama editoriale nostrano.
Il tuo punto di vista su questo aspetto nel panorama
italiano attuale.
A parte alcuni rari esempi, gli uomini tendono
ancora a tenere a bada le donne in qualsiasi campo, anche in quello della
scrittura, poiché non farlo dà loro una sensazione di frustrazione e di
castrazione; se non altro questo succede agli imbecilli, che sia tra le donne
che tra gli uomini, come tutti sapete, hanno una percentuale di presenza assai
alta.
Non a caso, ad esempio, quando ci sono
uomini scrittori che citano altri scrittori non parlano praticamente mai delle
donne – a meno che non siano loro compagne o non cerchino di portarsele a letto
– oppure ne parlano con quell'aria un po' da concessione, come a dire: poverine
anche loro fanno horror, oppure
ancora la gettano sul lato della bellezza, del fascino, ecc. Oppure, ancora, ne
parlano male o cercano di infamarle, cosa che a me è successa più e più volte,
di fatto precludendomi la pubblicazione presso quella o quell’altra casa
editrice. Ma, contrariamente a molte mie colleghe, non sono arrivata alla
pubblicazione appoggiandomi a quello o quell’altro uomo che aiutava per primi,
secondi o terzi fini, anzi quando ho potuto ho aiutato uomini e donne, senza
distinzione di sesso, a pubblicare le loro opere.
Insomma, i termini usati per definire
una scrittrice sono sostanzialmente diversi da quelli usati per definire uno
scrittore... parlo sempre in generale. Certo, ci sarebbe meno condiscendenza se
si parlasse di una casalinga che va a fare la gara delle tagliatelle.
Del resto, è pure vero che il fatto di
scrivere horror da parte di una
donna, più che con altri generi, vuol dire comunque ritagliarsi la propria
visibilità e mostrare un carattere forte per essere in grado di occupare una
fetta di mercato di solito riservata agli uomini. Di fatto io ho suscitato una
maggiore curiosità verso i miei libri sia nel pubblico che negli Editori per il
mio essere donna. È anche vero che all'uscita del mio primo libro l'editore mi
riferì di come molti suoi interlocutori credevano che io fossi un maschio ma
probabilmente questo era dovuto più al fatto che narravo in prima persona da un
punto di vista maschile piuttosto che da quello femminile e non potevano
accettare che una donna potesse interpretare così bene, anche dal punto di
vista anatomico, le sensazioni di un uomo. Eppure, non è forse questa la
scrittura?
Editoria anni Novanta e editoria del Duemila. Piccoli
editori e grandi editori. Ritieni sia cambiato qualcosa in questo specifico
ambito?
Come ho già detto in alcune occasioni,
siamo tutti un po' robotizzati, siamo tutti distratti da situazioni e luoghi
anche virtuali che non possiamo controllare noi ma che invece ci controllano,
questo ha fatto in modo che l'editoria subisse delle grandi trasformazioni
soprattutto riguardo la capacità letteraria degli autori che pubblicano libri
(sto parlando sempre di narrativa) oltre che la densità, l’intensità delle trame. Uno dei primi esempi in tal senso
di questo nuovo corso è Cento colpi di
spazzola...
L'editore è sempre più solo un
commerciante e meno un amante della letteratura o della buona scrittura (io li
chiamo i salumieri furbi), pubblica sempre meno prodotti di qualità nel senso
di cui sopra. Si è creata così una voragine, – visualizza i libri pubblicati
come i vari strati di sedimentazione in una roccia – un enorme buco dove
avrebbe dovuto esserci qualcosa di buono perché di fatto dopo le
sperimentazioni degli anni 90, dopo le varie factory di Tondelli e altri, non
c'è stato niente che sia stato in grado di rimpiazzare quei prodotti, complici
anche i programmi spazzatura televisivi e, oltre a internet, i sempre più
dominanti cellulari. I grossi editori, è ovvio, hanno cercato di fare sempre
più il loro interesse in termini economici, vendendo cose che non si possono
definire letteratura, acquistando spazzatura dagli agenti letterari in cambio
dei diritti per la pubblicazione di superscrittori americani.
A supplire a questa mancanza di qualità
sono subentrati i piccoli editori che nel tempo si sono moltiplicati tramite la
formazione di cooperative oppure di associazioni culturali. Queste piccole e
medie case editrici sono state agevolate da bravi autori che credono veramente
nella scrittura e nella condivisione della cultura e che, in virtù della
difficoltà nella gestione delle piccole case editrici da un punto di vista
economico, non hanno chiesto di essere pagati o hanno chiesto pochissimo.
Si è così creato un circolo virtuoso
che si basa su ideali e idee più che su questioni finanziarie. Io sostengo la
libertà di poter decidere di cedere il mio prodotto anche gratuitamente se
credo nella qualità di chi mi pubblica e nella sua capacità e volontà, tramite
i libri, di... non dico cambiare il mondo ma quantomeno renderlo migliore.
Poiché, purtroppo, anche qui ci sono i furbastri che sfruttano il lavoro altrui
per arricchirsi, fanno contratti e non pagano mai, bisogna essere accorti e
saper scegliere bene.
Inoltre vorrei accennare un attimo
anche all'operazione che sta conducendo Marcello Baraghini, tra i fondatori di Stampa Alternativa, che nel corso del
tempo ha sempre più perseguito l'obiettivo di una letteratura di qualità a un
prezzo popolare e fu per questo che a suo tempo inventò i mille lire. Il passo
successivo è quello che sta compiendo adesso; libri diffusi gratuitamente senza
copyright direttamente dal sito, i libri cartacei a un costo minimo.
Pubblicherò il mio nuovo libro, scritto con Simonetta Hofelzer, puntando su
questa operazione chiamata “riapriamo il fuoco editoriale” e sarà presentata al
Festival Internazionale della letteratura resistente a Pitigliano il 9,10 e 11
settembre. Sarò presente il 10 alle 18 con il mio libro, Animali da macello.
Ma c’è davvero differenza tra un libro scritto da un uomo e
quello scritto da una donna?
La differenza è nelle sue qualità intrinseche o nel percorso
che fa per arrivare al pubblico, che lo porta a essere percepito diversamente?
Sinceramente penso che si tratti della
seconda ipotesi. Ho avuto una grande lezione, a tal proposito, dall'amica
scrittrice Patrizia Pesaresi che durante le sue lezioni nelle scuole di
scrittura portava dei ritagli di testi scritti da uomini e scritti da donne,
senza firma, e tutti regolarmente non riuscivano a capire quali erano scritti
da uomini e quali erano scritti da donne.
Non credo che ci sia una differenza
abissale nel modo di scrivere, che è determinato anche dalla volontà personale
e non solo dal carattere e dalle condizioni sociali come invece succede per i
tipi di comportamento individuale.
Cosa non si è ancora fatto e cosa si può fare.
Credo che si tratti di una domanda
oziosa, nel senso che oggi possiamo veramente fare tutto quello che vogliamo.
Il problema è come farlo circolare. Il problema è la qualità di quello che
facciamo circolare. Non è questione di un nuovo prodotto.
La Diabolica Domanda: Immagina di essere un mitico fabbro.
Hai il potere di forgiare qualcosa che ancora non esiste e di renderlo reale: a
cosa daresti vita?
Allo stesso modo, se io fossi un fabbro
non credo che forgerei qualcosa che non è mai stato forgiato, ma, se avessi
anche il potere di fare in maniera che questa mia invenzione venga utilizzata
(cosa molto più difficile che forgiarla) credo che farei un passo indietro e
fornirei strumenti concreti, tangibili, che possano permettere agli uomini di
essere meno invasivi nei confronti della Terra e che tengano conto delle
tecniche e dei mestieri che ci davano modo di non essere di così grande impatto
come invece lo siamo oggi, strumenti a leva, a manovella, che non richiedano
l’uso di corrente elettrica e che ci facevano sudare un po’ di più, ma perché
no. Tu dirai: ma che c’entra questo con la scrittura? Guarda, un po’ di lavoro
manuale e un po’ di sudore ci renderebbero tutti scrittori migliori.
Ringrazio Alda per la sua gentile disponibilità!
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