Edizioni Hypnos è una casa editrice milanese
fondata nel 2010 e specializzata in letteratura fantastica e weird.
L’idea che mi sono fatta io di Andrea Achille Vaccaro è
quella di un raffinato editore, un grande appassionato di letteratura di
genere, centrato sul suo obiettivo di (ri)portare alla luce opere dall’indubbio
quanto spesso misconosciuto valore letterario. In Weird we trust,
pay-off perfetto, è una chiara attestazione di questa missione.
Cinque collane, un blog informativo (Weirdiana),
un premio letterario, e una rivista naturalmente a
tema, Hypnos.
«Presentare autori spesso ignorati o mal pubblicati
dall’editoria italiana, proponendo testi per lo più inediti, sia tra i classici
dimenticati che tra le nuove voci del fantastico internazionale, e fornendo
sempre una prospettiva critica dei testi presentati, è l’obiettivo di questa
rivista».
Copio queste righe dall’editoriale del primo numero della
rivista (Primavera 2013), anche se in realtà, come indica la doppia
numerazione, Hypnos come fanzine aveva già all’attivo nove numeri.
Andrea, dalla fanzine, alla rivista, alle Edizioni Hypnos.
Raccontaci la storia di questo percorso.
A.V.:
Ciao Laura! Il “progetto Hypnos” nasce quasi per gioco, per scommessa, ormai
nel lontano 2007. All’epoca collaboravo ancora con Lukha Kremo (fresco
vincitore del premio Urania) con la fanzine Avatar, dando vita a una
sorta di personaggio fittizio di alcune serate con amici, un certo Andrea
Giusto, editore di una pubblicazione sul fantastico di nome Hypnos. Il passo
dalla finzione alla realtà è stato breve, e così è nata la fanzine nel 2007. Il
“manifesto” di Hypnos rivista riflette esattamente lo spirito che animava la
fanzine. C’è una soluzione di continuità, un percorso unico. Presentandoci come
rivista con la casa editrice il pubblico è più vasto, e sicuramente si sente
una maggior responsabilità, soprattutto nella periodicità, rispetto a quella
che poteva essere una fanzine completamente aperiodica. Con la rivista i grandi
cambiamenti sono stati due. Il primo l’inclusione di autori moderni e
contemporanei, la presentazione ai lettori di quel modern weird che
oltreoceano sta pian piano prendendo piede. Ho ritenuto che la rivista dovesse
tener conto delle radici, dello sviluppo e del futuro di un genere così
particolare e difficile da definire come il weird. L’altra grande
differenza riguarda ovviamente la rivista in quanto tale, come impaginazione,
grafica e illustrazioni. Hypnos fanzine era da quel punto di vista
(illustrazioni escluse) fatta interamente dal sottoscritto. Nel momento in cui
si è passati a una rivista vera e propria, è stato un passo obbligato affidarsi
a professionisti del settore anche sotto questo aspetto.
I continui attestati di stima verso la fanzine, il
“successo” pur in un ambito ristretto, mi hanno convinto della possibilità di
rendere più concreto e professionale il progetto Hypnos. Così ho pensato a una
casa editrice specializzata, rivolta a un pubblico di appassionati, in grado di
colmare a poco a poco una così grave mancanza del panorama editoriale italiano.
Il mio punto di riferimento per la collana principale, Biblioteca
dell’Immaginario, è stata una serie di volumi degli anni ’90, Biblioteca
di Letteratura Fantastica, edita da Theoria, che aveva avuto il merito di
presentare in maniera organica e filologica i grandi del fantastico classico,
M.R. James, Le Fanu, Blackwood, e che per la mia formazione è stata un
grande punto di riferimento. Tuttavia, ben sapendo che il pubblico sarebbe
stato composto in gran parte da appassionati navigati, e considerando il gran
numero di testi inediti in Italia, la mia scelta è ricaduta su testi o da tempo
non ristampati, o assolutamente inediti. Così a fianco di Chambers, con il
progetto di presentarne tutti i racconti fantastici, il primo nome che non
poteva mancare era quello del grande Jean Ray. A quel punto bisognava mettere
insieme un progetto editoriale ben strutturato e soprattutto uno stile grafico
ben definito, qualcosa che ci differenziasse anche da questo punto di vista. Mi
sono rivolto quindi a Julie Joliat, apprezzata grafica svizzera, e con
la quale abbiamo attuato questa scelta (impopolare tra molti appassionati, ma
che ha anche trovato commenti entusiastici da parte di alcuni) con uno stile
volutamente anti-weird, totalmente grafico, teso a sottolineare la centralità
della parola, dei contenuti, rispetto alle copertine strillo (spesso di pessima
fattura tra l’altro) caratteristiche di molta editoria contemporanea. E così
tutto è cominciato. Ma la vera evoluzione si ha quando si comincia a creare un
vero gruppo di lavoro, e così piano piano la casa editrice si è sviluppata, ha
trovato la sua identità. Credo che un punto chiave per qualsiasi progetto
editoriale sia la scelta dei collaboratori, e in questo direi che senza dubbio
Hypnos ha il suo punto di forza. Francesco Lato, Gino Carosini, Ivo Torello,
Giuseppe Lippi, Andrea Bonazzi, Danilo Arrigoni, sono tra le persone che hanno
visto nascere la casa editrice, che vi hanno collaborato sin dai tempi della
fanzine e che hanno contribuito in maniera decisiva con i loro consigli, la
loro professionalità e soprattutto con la fiducia nei confronti del progetto
Hypnos, a rendere la casa editrice una vera e propria realtà.
Cosa troveremo nell’ultimo numero della rivista e quali
novità ha in serbo la tua casa editrice?
A.V.:
L’ultimo numero (il sesto) è in stampa proprio in questi giorni, ed è un numero
molto ricco di nomi importanti, oltre che interessanti. Su tutti spicca quello
di Thomas Ligotti, salito alla ribalta grazie al battage pubblicitario di True
Detective, ma per gli appassionati un punto di riferimento già da diversi
anni. Troveremo uno dei suoi primissimi racconti, pubblicato nel 1981 proprio
su una fanzine, e poi incluso nella versione originale di Song of a Dead
Dreamer, “Les Fleurs”. Il racconto è inedito in Italia, e presenta tutti
gli elementi caratteristici della narrativa di Ligotti. Per i classici del
fantastico ci sarà un’interessante presentazione di un autore sconosciuto in
Italia, ma tra i maestri del fantastico in Giappone, Hoshi Shinici: un autore
molto particolare, che grazie a Marcello Bertocchi, esperto di cultura
giapponese, abbiamo l’occasione di scoprire e apprezzare. Fantastico classico
con H.R. Wakefield, tra i principali epigoni della tradizione di storie di
fantasmi alla M.R. James. Per tornare ai gironi nostri siamo veramente lieti di
presentare il racconto vincitore del World Fantasy Award 2015, “Vi piace
guardare i mostri?” di Scott Nicolay, un vero gioiello tutto da scoprire.
Infine per la narrativa italiana potrete leggere il racconto vincitore del
premio Hypnos, “Nere colline del supplizio”, di Luigi Musolino, una concreta
testimonianza dell’ottimo stato di salute della narrativa italiana. Tra le
molte novità di questo numero, una nuova rubrica dedicata alle recensioni librarie,
una pagina di enigmistica e due nuovi illustratori all’opera,che affiancano
Cristiano Sili e Ivo Torello: l’italiano Giuseppe Balestra, che ha colto in
maniera eccellente lo spirito del racconto di Ligotti, e David Verba, che
presenta l’illustrazione originaria, ma mai apparsa prima d’ora, del racconto
di Nicolay. Tante cose, spero tutte piacevoli per il lettore.
Le novità in lavorazione sono tante. In primis,
sicuramente, nella collana Modern Weird la traduzione del romanzo di
Ramsey Campbell, The Last Revelation of Gla’aki, che segna il suo
ritorno alla narrativa di stampo lovecraftiano. Poi, sempre per Modern Weird
è in lavorazione Strane visioni, raccolta con i migliori racconti del
premio Hypnos, mentre per la collana Biblioteca dell’Immaginario, avremo
presto un volume dedicato a William Fryer Harvey, La bestia dalle cinque
dita (e altri racconti del fantastico), tra i più importanti autori
del fantastico, la cui fortuna però è stata troppo spesso relegata a due soli
racconti, “August Heat” e “The Beast with Five Fingers”: finalmente sarà
possibile esplorare più a fondo questo autore e la sua opera. Ci spostiamo poi
al di fuori dei territori anglofoni, con altre tre novità legate al fantastico
classico: L’occhio invisibile (e altri racconti), raccolta di racconti
del duo francese Erckmann-Chatrian, L’ora degli spettri. 29 storie di
fantasmi, corposa antologia a cura di Pietro Guarriello e Giuseppe Lo
Biondo, e infine una nuova edizione e traduzione del classico di Hanns Heinz
Ewers, La mandragora, a cura di Alessandro Fambrini. Infine stiamo
pensando a una nuova collana dedicata al fantastico e weird
contemporaneo. Però in questo caso lasciamo un po’ di mistero!
Parlaci del Premio Hypnos.
A.V.:
Direi che miglior commento al premio non può essere che l’uscita di Strane
visioni, con il meglio di tre anni del premio. Siamo molto soddisfatti,
anche perché il livello è in costante crescita. Sai, inizialmente ero un po’
scettico, tanti concorsi, una grande dispersione. Sono contento perché negli
anni i testi si sono sempre “affinati”, e presentano anche una grande varietà,
come potrete vedere dal volume in uscita.
Le pubblicazioni di cui sei più orgoglioso e perché.
A.V.:
La risposta a questa domanda non è così semplice o immediata. Sono veramente
tante le pubblicazioni di cui vado orgoglioso. Vediamo… sicuramente Il
villaggio nero di Grabinski, un autore completamente sconosciuto in Italia
e che abbiamo avuto l’onore di presentare per primi al pubblico italiano (e ora
fortunatamente anche altri editori si sono accorti di questo straordinario
autore). Der Ochideengarten. Il giardino delle orchidee, che illustra
(ed è proprio il caso di dirlo, viste le riproduzioni a colori delle bellissime
copertine) e presenta l’omonima rivista tedesca, la prima dedicata al
fantastico e al weird, è un volume di cui vado particolarmente fiero, ed
è un unicum non solo in Italia ma in tutto il mondo, Germania compresa. Merito
di entrambi i volumi va ai due brillanti curatori, Andrea Bonazzi e Alessandro
Fambrini, che mi hanno proposto questi testi. Infine confesso di essere molto
orgoglioso di Nuovi incubi, che contiene il meglio del weird
contemporaneo: lo vedo come un volume apripista, oltre che a una raccolta di
racconti di altissimo livello. Una volta un lettore a una presentazione mi ha
confessato di essere un grande amante del weird classico e di diffidare
degli autori contemporanei, ma che, dopo la lettura di Nuovi incubi, ha
dovuto ricredersi. Quale complimento migliore?
L’Italia e il fantastico: tu come la vedi?
A.V.:
Discorso lungo e complesso. A mio parere l’unica via d’uscita sarebbe che gli
scrittori facessero gli scrittori, gli editori gli editori e i lettori i
lettori: mi spiego, ormai è raro trovare lettori che non scrivano, scrittori
che non pubblichino (o auto-pubblichino). Da poco abbiamo una collana digitale
dedicata ad autori italiani, Spiraglitalia. Prima, a parte le
pubblicazioni sulla rivista, quasi sempre riservata a vincitori del premio, le
uniche pubblicazioni italiane che abbiamo fatto in cartaceo sono stati i volumi
della collana Mirabilia con un romanzo di Ivo Torello (Predatori
dall’abisso) definito da un esperto come Pietro Guarriello, il miglior
romanzo weird da moltissimi anni a questa parte, un volume dedicato a
Sergio Bissoli (Il paese stregato), fortemente voluto e con la curatela
di Giuseppe Lippi, e una raccolta (L’abisso di Coriolis) di Lukha B.
Kremo, recente vincitore del premio Urania. Credo che ci vorrebbe un po’ più di
“selezione” nelle pubblicazioni; la sensazione è che spesso si pubblichino
autori italiani solo perché non costano, per dirla brutalmente. Bisogna cercare
di dare al lettore sempre il meglio. Certo, come dicevo, il fatto che adesso
lettore e autore spesso coincidano, non aiuta la situazione.
Le autrici, il fantastico e Edizioni Hypnos. A parte i nomi
presenti in Nuovi
incubi, traduzione del volume inaugurale dell'antologia Year's Best
Weird Fiction che annualmente presenta il meglio dei racconti weird
in lingua inglese, se non sbaglio le donne non figurano tra i vostri autori.
Scelta deliberata o mera casualità? Secondo te com’è il panorama italiano
attuale da questo punto di vista?
A.V.:
La scarsità di
autrici nel nostro catalogo è data da una situazione specifica: la maggior
parte dei classici del fantastico, almeno per quel che riguarda il secolo
scorso, sono opere di autori e non autrici (a differenza del XIX secolo, dove
c’erano tantissime autrici, soprattutto per quel che riguarda le ghost stories). Nell’horror c’è stata una maggior presenza
femminile, ma il weird classico è
stato parco da quel punto di vista. Per quel che riguarda il panorama moderno
la situazione è ben diversa: tra gli editor troneggia Ellen Datlow, in Nuovi Incubi quasi metà dei racconti
sono di autrici, a testimonianza della vitalità delle scrittrici contemporanee.
L’ultima uscita di Spiraglitalia, Ypar, è dedicata a Giulia Cocchella,
brillante autrice che ci ha colpito per la particolare sensibilità delle sue
storie, inoltre in finale all’ultima edizione del premio Hypnos è arrivato un
bel racconto di Federica Leonardi, altra voce emergente molto interessante;
infine sul settimo numero di Hypnos apparirà un racconto di Eleonora Fisco,
promettente giovane autrice, finalista al premio Campiello Giovani.
In Italia sia nel
campo del fantastico che in quello della fantascienza tante sono le autrici di
primo piano, con anche un’importante tradizione alle spalle. Attualmente sia il
fantasy che la fantascienza sono
piuttosto ricchi di autrici importanti, basta pensare all’ultimo premio Urania,
con tre autrici su cinque finalisti, tra cui Clelia Farris, che da alcuni anni
a questa parte si è dimostrata tra i maggiori talenti della fantascienza
italiana. Nell’horror ci sono state
in anni recenti autrici di successo (per esempio Barbara Baraldi), ma per quel
che riguarda il weird la situazione
sembra diversa. Penso a Edizioni XII, forse la casa editrice che più si è
avvicinata al weird negli ultimi
anni, e non ricordo alcuna pubblicazione di autrici donne. Bisogna anche dire
che in generale sono molto rare le pubblicazioni weird in Italia, quindi il campione è così esiguo da non
permetterne una statistica. Diciamo che le indicazioni date dal premio Hypnos
fanno ben sperare.
Edizioni Hypnos e le traduzioni, quale sede più opportuna (e
diabolica) per parlarne! In un certo senso, anche la tua casa editrice è una
fucina di nuove traduzioni, un laboratorio in cui si forgia infine un prodotto
editoriale di pregio. Parlaci di questo aspetto: dall’originale in lingua
straniera e dall’acquisizione dei diritti alla scelta del traduttore e alla
revisione finale.
A.V.:
I tre aspetti per la pubblicazione di un testo straniero sono proprio quelli di
cui parli: lettura, acquisizione diritti, traduzione e revisione. Di certo si
legge molto, mai abbastanza. Fortunatamente con l’era di internet è più facile
avere gli input giusti. Sulla questione diritti, per gli autori viventi è
solitamente piuttosto semplice avere un contatto immediato, e devo dire che la
maggior parte si è mostrata molto disponibile. Quando invece si arriva di
fronte alle varie Estate o agenzie, a volte i tempi possono diventare biblici. (Francamente
è un argomento piuttosto tedioso). La traduzione è senza dubbio un aspetto
fondamentale in un progetto come il nostro. In alcuni casi un progetto nasce
già strutturato, come per Der Orchideengarten, la cui curatela,
selezione dei racconti e traduzione è stata fatta dalla stessa persona
(Alessandro Fambrini), o per il volume curato e tradotto da Claudio Di Vaio L’Orrore,
di John Berwick Harwood. In questi casi è il curatore/traduttore a proporre
il progetto. Altre volte il processo è diverso: con Chambers la scelta è venuta
a posteriori ed è andata su una traduttrice di professione già affermata come
Silvia Castoldi. Per alcuni autori (penso in particolare ad Aickman) la scelta
del traduttore è non solo fondamentale, ma è un vero spartiacque tra il
successo e il fallimento. Aickman è un autore che ha un uso del linguaggio
molto particolare, con una struttura che si discosta da quella tipica inglese,
quindi con grosse problematiche sia lessicali che strutturali. In questo caso
mi sono affidato a un traduttore esperto, che ben conoscevo e apprezzavo
(Francesco Lato) e in cui vedevo la giusta sensibilità ed esperienza per
affrontare un lavoro di questo tipo. In altri casi mi sono affidato a nuove
“voci” nel campo della traduzione, che in un certo senso sono cresciute con le
nostre pubblicazioni, come Elena Furlan, che ha fatto ottimi lavori con i
volumi antologici della collana Impronte e si è confermata con una prova così
impegnativa come Nuovi incubi. Lo stesso Andrea Bonazzi, pur già molto
noto nell’ambito del fantastico, con Hypnos è cresciuto come traduttore con la
rivista prima e con i volumi di Grabinski e Barron poi. Il processo di
revisione è molto delicato, facciamo del nostro meglio, e credo che ci sia
stato un netto miglioramento da questo punto di vista rispetto agli inizi.
Edizioni Hypnos e Stranimondi. Insieme a Delos Books,
Zona 42 e USS, Edizioni Hypnos organizza anche quest’anno STRANIMONDI, la
manifestazione dedicata ai libri fantastici e di fantascienza che si svolgerà a
Milano il 15 e il 16 ottobre. L’edizione 2015 (la prima) è stata un successo.
Anche quest’anno i lettori del fantastico e non solo potranno entrare in
contatto con grandi ospiti, editori, autori, artisti e esperti del settore,
come leggiamo su Fantascienza.com. Parlaci di questa
interessantissima manifestazione e del vostro ruolo al suo interno. Puoi
rivelare qualche anteprima?
A.V.:
Stranimondi è nata dall’esigenza di colmare un vuoto che ormai da anni
si percepiva all’interno del mondo del fantastico: la distanza tra editori e
pubblico. Da tempo le convention del fantastico si risolvevano in presentazioni
di singoli libri, conferenze e incontri con ospiti. Tutte cose eccellenti, ma
manchevoli di quel fattore di raccordo tra lettore e autore, che è l’editoria.
Da qui nasce l’idea, che ha trovato concordi le tre realtà editoriali
organizzatrici (noi, Delos e Zona42), di un luogo di incontro per il pubblico
sì con ospiti e addetti ai lavori, ma anche con editori specializzati, che a
loro volta possono avere un confronto diretto con i lettori, al di là di
internet e dei social network. Oltre venti case editrici hanno aderito al
progetto per quest’anno. Dal nostro punto di vista, come Hypnos, oltre
all’organizzazione generale della manifestazione, ci occupiamo del programma di
Weirdiana, la parte relativa al weird e al fantastico. Gli ospiti
sono veramente d’eccezione, da Alaister Reynolds, tra i principali autori di hard
science fiction del momento, a Ramsey Campbell, il Master of Horror, una
delle più importanti personalità del mondo weird e horror. Sarà
un vero piacere per tutti gli appassionati poter parlare direttamente con lui.
Il bello di una manifestazione come Stranimondi è proprio la vicinanza
(anche fisica) tra editori, autori e pubblico. Tra gli ospiti anche Tricia
Sullivan e Alan Altieri, e per la parte dedicata al weird ci sarà, oltre
a Campbell, anche Gianfranco Manfredi, musicista, scrittore, artefice di
capolavori quali Cromantica e Magia rossa, vere perle del
fantastico italiano, nonché autore di fumetti e sceneggiature. Una campagna
kickstarter è da poco partita per sostenere
la manifestazione, con tantissimi renard interessanti, tra cui un poster
esclusivo di Maurizio Manzieri e un workshop con l’editor Franco Forte. Per
tenersi aggiornati sulla manifestazione basta seguire le novità sul sito
facebook o sulla pagina www.stranimondi.it .
Se potessi rinascere in un’epoca diversa, quale
sceglieresti, chi saresti e perché.
A.V.:
Ho così tanto letto, studiato, amato il mondo classico, che il fascino di
trovarsi a Teatro a vedere le rappresentazioni di Eschilo o Sofocle, o ad
ascoltare i carmi di Pindaro e Bacchilide è innegabile. Ma probabilmente ne
rimarrei deluso: è quasi una sorta di mondo mitico, e vederlo nella realtà
forse deluderebbe. Se potessi rinascere, rinascerei nel futuro, e vedere un po’
le conseguenze di tutto quanto il genere umano sta compiendo ora.
Un sogno editoriale proibito.
A.V.:
Se non proprio proibito, certo di difficile realizzazione: pubblicare
un’edizione definitiva di Clark Ashton Smith. Sarebbe una grande
soddisfazione.
Non poteva mancare la Diabolica Domanda.
Immagina di essere un mitico fabbro. Hai il potere di
forgiare qualcosa che ancora non esiste e di renderlo reale: a cosa daresti
vita?
A.V.:
Vuoi veramente farmi fare voli pindarici! Un bellissimo racconto di una delle
mie autrici preferite, Patricia Highsmith, s’intitola “L’uomo che scriveva
mentalmente i suoi libri” in cui il protagonista a un certo punto comincia a
scrivere mentalmente romanzi e romanzi, senza mai mettere nulla su carta, come
se avesse un registratore mentale. Non sarebbe male!
Grazie della bella intervista!
Grazie a te, Andrea!
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