La prima autrice forgiata dalla Fucina,
Liz Williams, trova finalmente voce anche in un eBook in italiano grazie alla
collaborazione con Future Fiction, l’etichetta digitale di Francesco Verso
con cui avevamo già pubblicato due racconti dell’autore singalese Vajra
Chandrasekera, suggerito
dalla Fucina. E la copertina è sempre del grande Guido Salto.
La Fucina aveva iniziato a scaldare i
suoi mantici proprio con questa interessante scrittrice inglese, ricordate?
Quelli che vi proponiamo ora sono due
racconti tratti da due sue diverse raccolte: Vodyanoy, pubblicato in realtà con un titolo
leggermente diverso in A glass of shadow (NewCon press,
2011), e apparso per la prima volta in Terra
Incognita #3 nel 1998, e Salicaria, tratto
dalla raccolta The Banquet of the Lords of Night and Other Stories
(Night Shade Books, 2004), e pubblicato anche nello stesso anno nella rivista Interzone (a onor del vero, quest'ultimo racconto era già stato pubblicato con un altro titolo italiano da Urania nel 2008, ad averlo saputo... Non ho però avuto ancora il piacere di leggere quella versione).
Ed è dunque con vero piacere che vi
presentiamo Vodyanoy e Salicaria, tradotti in italiano dalla
sottoscritta e pubblicati da Future Fiction.
Queste due storie hanno un elemento in
comune: l’acqua.
Nell’acqua ci si trasforma. L’acqua
distrugge, l’acqua (ri-)crea, ma come e
cosa non è ben chiaro. Non è un
processo naturale, non è un ritorno a una nuova alba dell’umanità, ma una terribile
conseguenza…
Vodyanoy è una storia di metamorfosi. Le antiche
leggende su incredibili creature che vivevano negli angoli più bui delle
credenze popolari si fondono con visioni di un futuro possibile e mai così
vicino.
Il vodyanoy
è uno spirito maligno del folklore slavo, incarnazione dell’elemento acqua
come principio negativo. Nel floklore slavo, l'apparenza umana cela in realtà qualcosa di ferino: zampe al posto delle mani, oppure
mani palmate, o ancora un corno sulla testa. A volte può mostrarsi invece come
un vecchio deforme, grondante vischioso fango. Esistono anche vodyanoy al femminile che, come le più
famose rusalke (gli spiriti maligni
femminili di fanciulle morte, per lo più per affogamento), sono legate alle
concezioni sui defunti che possono rappresentare un pericolo per i viventi a
causa della loro capacità di divenire vampiri o spiriti maligni. Il vodyanoy è connesso al colore nero: a
lui veniva offerto in sacrificio o un caprone nero o un gallo nero. Le leggende
narrano che il vodyanoy spaventasse e
facesse affogare le persone, trascinandole con sé in fondo all’acqua. Secondo i
due eminenti studiosi da cui traggo queste informazioni (gli indoeuropeisti
Vjačeslav Vsevolodovič Ivanov e Vladimir Nikolaevič Toporov), nelle credenze
slave sulla nostra creatura e sul re del mare (quello che compare, ad esempio,
nella famosa bylina su Sadko,
resa celebre dall’opera di Rimskij-Korsakov) è possibile vedere il riflesso di
un sistema mitologico di concezioni un tempo connesse alle divinità marine
(cfr. la divinità romana Nettuno, ad esempio).
Il
folklore slavo ti è stato in parte d’ispirazione per il tuo romanzo Nine Layers of Sky, e
anche in questo racconto balugina il tuo interesse nei confronti di questo
ricchissimo mondo culturale. Trovo molto interessante il modo in cui hai
trasformato la figura del vodyanoy nel
tuo racconto, che inoltre non appare affatto come figura negativa o ostile.
Cosa
ti ha spinto a scegliere questa particolare ambientazione?
L.W.: Di recente siamo stati in Polonia, e ho
vissuto per un periodo in Asia Centrale per motivi di lavoro. Quando ero là, ho
avuto un po’ di tempo per fare delle ricerche. È un posto pieno di fascino e so
di aver appena sfiorato la superficie, ma ci sono delle idee che volevo esplorare
– come ad esempio l’idea di un ideale futuro sovietico – e che non potrebbero
essere sviluppate in un altro contesto. Mi sono rimaste molto impresse le illustrazioni di mitologia russa, che vedevo da bambina, e il vodyanoy viene da lì.
Sei stata ispirata anche da qualcos’altro?
L.W.: Vengo ispirata principalmente dal
paesaggio, dai luoghi e dai problemi filosofici emergenti. Ma è molto difficile
in generale dire da dove arriva l’ispirazione: sono una scrittrice istintiva.
Passiamo ora a Salicaria, una storia in cui i vostri sentimenti si alterneranno.
In un possibile futuro, Londra (ma non
solo, si può immaginare) è sommersa dall’acqua – colpa del riscaldamento
globale – acqua inquinata, che nasconde qualcosa di nocivo, di malato. La gente
ricca specula sulla gente povera, che non è semplicemente povera: a volte, non
merita neanche di essere così miserabile, non merita neanche di
poter mendicare senza licenza. Vive in palazzi fatiscenti, dichiarati inagibili. E i ricchi
possono comprare tutto...
Il
tuo racconto mi ha richiamato alla mente l’atmosfera della Londra vittoriana,
per quel clima di disparità sociale, di povertà, d’inquinamento, e di ipocrisia,
anche. Quest’atmosfera poi s’intreccia con un tocco realisticamente futuristico:
Londra e la terra, immagino, sommerse dalle acque, in cui però vi è qualcosa di
malato, causato dall’uomo. In che modo, nella tua immaginazione, la Londra che
hai creato è collegata alla metropoli contemporanea?
L.W.: Sono affascinata da Londra, e credo che
nella mia testa sia una sorta di palinsesto, se così si può definire – strati e
strati di storia. Anch’io la considero in termini in qualche modo vittoriani, e
abbiamo un governo cui piacerebbe tornare a quell’epoca, quindi…!
La
salicaria, detta anche salcerella, è una pianta infestante, e come abbiamo
visto, dà il nome al racconto. Perché la scelta è ricaduta proprio su questa
pianta?
L.W.: Mi piaceva molto il nome [in inglese loosestrife], è evocativo: loose and strife - anarchia e dissenso
che vagano liberi. Abbiamo molte piante di questo tipo vicino casa nostra.
Sì, il nome è davvero molto evocativo,
soprattutto nella parte centrale, SESTRI, il mio
cognome!
Ma torniamo alle cose serie…
Puoi dirci qualcosa a proposito del
tuo prossimo obiettivo?
L.W.: Al
momento non ho un contratto, e sto lavorando su molte short stories e su un romanzo ambientato in Somerset. A breve
uscirà una mia raccolta.
C’è qualche autore di
horror/sf/weird, sia mainstream che indipendente che apprezzi in modo
particolare e che ti piacerebbe consigliarci?
L.W.: Di recente ho letto e apprezzato diverse cose di Zen Cho
e non vedo l’ora di leggere l’ultimo romanzo di Aliette
de Bodard. Non sto leggendo molta science fiction al momento, ma quando tornerò a farlo cercherò
degli scrittori nuovi.
E io non vedo l’ora di leggere i nuovi racconti di Liz Williams, che ringrazio tantissimo!
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