mercoledì 2 dicembre 2015

Do Judge a Book by its Cover. La Diabolica Intervista a DANIELE SERRA





- Caspita, su quale libro ha messo le mani la ragazzina? – sbottò infine.
- La storia del Diavolo di Daniel Defoe, un libro che non si addice molto a una bambina – disse il signor Riley. – Come è capitato tra i vostri libri, Tulliver?


            Maggie aveva l’aria ferita e abbattuta, mentre suo padre rispondeva:
- Ecco, è uno dei libri che ho comprato alla svendita di Partridge. Erano tutti rilegati compagni: una bella rilegatura, vedete, e così ho pensato che dovevano essere tutti dei bei libri. C’è anche Vita e morte santa di Jeremy Taylor; spesso la domenica ne leggo qualche brano. – il signor Tulliver sentiva una certa familiarità con quel grande scrittore per via del nome, Jeremy, che avevano in comune. – E ce ne sono molti altri di libri, sermoni per lo più, credo; ma avevano tutti la stessa copertina, e ho pensato che erano tutti dello stesso stampo, per così dire. Ma a quanto pare non bisogna giudicare dalle apparenze. Che mondo ingarbugliato è questo.
- Bene, - disse il signor Riley condiscendente, ma in tono di ammonizione, dando dei colpetti affettuosi sulla testa di Maggie, - ti consiglio di mettere da parte la Storia del Diavolo e di leggere qualche libro più carino. Non hai dei libri più carini?

George Eliot, Il Mulino sulla Floss, introduzione di Nadia Fusini, traduzione di Silvia Nono, L’Espresso, Milano, 2004.

Eh sì, pare proprio che la frase idiomatica, divenuta poi celebre nella forma Don’t judge a book by its cover, sia stata formulata per la prima volta nel 1860 ne Il mulino sulla Floss di George Eliot, pseudonimo di una delle mie scrittrici preferite: « they 've all got the same covers, and I thought they were all o' one sample, as you may say. But it seems one mustn't judge by th' outside. This is a puzzlin' world.»

Ma alzi la mano chi non sceglie i libri anche solo per le loro copertine. La copertina è la prima cosa che ci colpisce, che ci cattura e che ci spinge a indagare meglio.

Un tratto come un taglio di lama, e l’inchiostro impregna il foglio. I contorni si estendono, un sorriso diviene beffardo, la lingua si biforca, i capelli raggiungono apici ramiformi. Soprattutto il nero e il rosso, e tutte le loro sfumature. Creature bellissime che danzano con la morte. Vascelli fantasma e dimore diroccate, sospese tra acqua e nebbie.



Daniele Serra è un illustratore e fumettista cagliaritano, vincitore del British Fantasy Awards nella categoria Best Artist grazie alle sue indimenticabili copertine per libri fantasy e horror. I suoi lavori sono pubblicati in tutta Europa, in Australia, negli Stati Uniti e in Giappone. DC Comics, Image Comics, Cemetery Dance, Weird Tales magazine, PS Publishing tra gli editori con cui ha lavorato.

Mi ha colpito dal primo istante in cui ho visto una sua copertina, così ho voluto saperne di più. E quello in cui mi sono ritrovata è un mondo incredibile e bellissimo.

Nel 2012, Daniele Serra ha realizzato un romanzo a fumetti insieme a Marcello Fois, Carne,  edito da Guanda e di recente, nell’ultima edizione di Lucca Comics, c’è stata la presentazione di Fidati è amore, di Joe R. Lansdale e Daniele Serra edito da BD:

«Nello scenario di un Natale maledetto, si compie la parabola di un amore sinistro e doloroso, che lega due amanti come una droga. Una storia d’amore e incubo, poesia e decadenza, passione e morte».

Sul suo sito potete farvi un’idea della sua opera, ormai davvero corposa, e scoprire tutti gli autori con cui ha collaborato nel corso della sua carriera.

     Daniele, anzitutto complimenti per il tuo lavoro. Quando mi trovo difronte a creazioni artistiche che mi emozionano, mi stupisco e mi chiedo sempre da dove nasca l’urgenza creativa che le ha generate.

D.S.: Ti ringrazio per la tua gentilezza. Penso che l’urgenza creativa mi accompagni da sempre, ho sempre sentito la necessità di creare qualcosa, esprimere i miei sentimenti e cercare di comunicare attraverso la creazione artistica. Ecco, penso che il desiderio di dare forma ai miei pensieri attraverso il disegno sia la scintilla che mi porta a disegnare, forse la motivazione è legata al fatto che spesso fatico a esprimermi con le parole, sono timido e nel disegno trovo invece la possibilità di essere me stesso in completa libertà. Un’altra ragione per cui mi piace disegnare è la possibilità che mi dà di studiare e sviluppare gli aspetti emozionali e simbolici che è possibile trasmettere attraverso la creazione artistica.

Come ha avuto inizio la tua carriera d’illustratore? 

D.S.: Dopo aver lavorato per sette anni come graphic designer ho deciso di licenziarmi e intraprendere la strada dell’illustrazione. Ho sempre disegnato fin da molto piccolo ma non pensavo sinceramente che potesse diventare la mia professione. Invece, grazie al lavoro come grafico ho potuto crescere da un punto di vista professionale fino a decidere di prendere la scelta di propormi alle case editrici come illustratore e lasciare il mio vecchio lavoro. Gli inizi sono stati complicati, tante porte chiuse in faccia, poche possibilità di lavoro, ma a poco a poco le cose sono migliorate e sono riuscito a trovare la continuità lavorativa soprattutto in U.S.A. e in Inghilterra. Diciamo che la svolta è avvenuta quando ho firmato un contratto con la DC Comics, in quel momento ho capito che forse avevo fatto la scelta giusta e l’illustrazione poteva diventare la mia professione. 

Che cosa, in particolare, ami rappresentare? 

D.S.: Amo e cerco di rappresentare soprattutto l’aspetto intimo delle cose. Di qualsiasi cosa cerco sempre di metterne “a nudo” lo spirito, o almeno questo è quello che vorrei fare. Sicuramente le figure eteree femminili e i paesaggi oscuri sono molto presenti nei miei lavori ed effettivamente adoro disegnarli!  Ultimamente mi sto divertendo molto a disegnare gli alberi e gli scorci cittadini. Spesso il soggetto viene in secondo piano perché la mia attenzione si concentra sulle luci e le ombre e sul significato che il soggetto può prendere tramite queste ultime. E’ anche vero che lavorando su commissione spesso non ho possibilità di scegliere il soggetto e ciò è altrettanto interessante perché mi permette di sperimentare soluzioni e soggetti che altrimenti probabilmente non disegnerei.

    E quando hai ricevuto il British Fantasy Awards? Cos’hai provato? Che cosa è cambiato, dopo?

D.S.: E’ stata una grande emozione, devo ammettere che ricevere un premio così importante è stata una bella iniezione di fiducia e una soddisfazione. Penso che sia stato un momento importante nel corso della mia carriera perché avere un riscontro di quel tipo da persone del settore letterario e artistico oltre a far piacere, permette di aprire nuove possibilità lavorative, collaborazioni e una percezione da parte delle case editrici di maggior professionalità e serietà. Ad ogni modo da parte mia continua la ricerca e lo studio verso un premio diverso e per me molto importante: riuscire a rendere su carta quello che ho  nella mia testa. Sono molto lontano da quello che effettivamente vorrei ottenere con le mie illustrazioni e forse non riuscirò mai a raggiungere la meta. Ma probabilmente è meglio così.

 Come nasce la copertina di un libro? 

D.S.: La nascita di una copertina e il metodo di lavoro dipende molto dall’editor col quale collaboro, lavorando per varie case editrici capita che a volte ci sia già un’idea forte da parte dell’editor o dello scrittore oppure capita che mi venga data solo una sinossi della storia e completa carta bianca. Comunque in ogni caso, a parte i differenti input esterni, eseguo sempre degli sketch a matita che faccio visionare all’editor, se il disegno viene accettato procedo a lavorare sulla copertina vera e propria. Ultimamente come tecnica sto utilizzando l’acquerello che mi permette di essere più veloce rispetto ad esempio alla pittura a olio che utilizzo più raramente. Come ho già accennato penso sia molto interessante lavorare su commissione perché hai la possibilità di metterti in gioco ogni volta, sei “costretto” a disegnare determinati soggetti e ciò ti permette di crescere professionalmente e artisticamente. 

Come lavori, invece, a un fumetto? 

D.S.: Il fumetto e l’illustrazione sono due mondi molto differenti, l’illustrazione è un’unica immagine che deve creare un’emozione, uno stato d’animo, mentre il fumetto è un’arte sequenziale dove probabilmente il disegno viene in secondo piano rispetto allo storytelling. Detto ciò, per quanto riguarda il fumetto dipende se lavoro insieme a uno sceneggiatore che mi fornisce la sceneggiatura dettagliata oppure se mi occupo io di adattare una storia a fumetto. Nel primo caso faccio le tavole a matita che vengono visionate dallo sceneggiatore e a seguire procedo con l’inchiostrazione e il colore, se invece mi occupo io dell’adattamento a fumetto disegno uno storyboard che mi permette di visualizzare come verranno le pagine. Per quanto riguarda lo stile utilizzato e la tecnica dipende dal tipo di storia alla quale sto lavorando, comunque in genere uso o il pennino e la china e la colorazione ad acquerello, oppure per le storie più oniriche utilizzo solo l’acquerello senza inchiostrazione.

  E come nasce l’artwork per un CD? L’ultimo che hai realizzato è per l’omaggio ai Novembre, band romana che conosco musicalmente (una volta sulle scalinate di Piazza di Spagna scambiai anche due fugaci parole  con il loro vocalist, Carmelo Orlando). 

D.S.: Anche per quanto riguarda l’artwork di un CD dipende molto dal committente, finora più o meno è sempre capitato che i gruppi o la casa discografica avessero un’idea più o meno precisa di quello che la cover dovesse comunicare, quindi ho lavorato su parole chiave o temi specifici. Raramente ascolto la musica perché spesso nel momento in cui si lavora alla copertina la band sta registrando l’album quindi non ci sono ancora i pezzi finiti da poter ascoltare. Nel caso della compilation omaggio ai Novembre, l’etichetta mi ha spiegato che voleva qualcosa di marino legato alle sirene e su questa base ho lavorato. Spero in futuro capiti ancora di realizzare artwork per gruppi musicali, trovo il connubio musica e illustrazione molto interessante e stimolante. Soprattutto quando viene stampato il vinile è sempre una grande emozione perché l’immagine in formato grande è spesso ancora più emotivamente coinvolgente.

   Ho visto che una tua intervista è apparsa anche su una rivista di musica estrema, Zero Tolerance Magazine. Qual è il tuo rapporto con la musica? 

D.S.: Ho un rapporto molto stretto con la musica, infatti ho sempre suonato e ascolto da sempre tantissima musica. Quando lavoro ho sempre una colonna sonora in sottofondo e cerco sempre di tenermi aggiornato sui nuovi gruppi. Nonostante mi capiti di lavorare per band legate al metal non ascolto molto questo genere, preferisco il dark ambient, l’industrial e il post rock. Insieme alla letteratura e al cinema è la più grande fonte di ispirazione per i miei lavori.

Che cosa consigli a un aspirante illustratore? 

D.S.: Penso che gli aspetti più importanti se si vuole intraprendere questo lavoro siano avere una grande passione, grande dedizione e sviluppare una buona professionalità. Bisogna essere consci del fatto che il talento non basta, spesso è più importante rispettare le scadenze, sapersi mettere in gioco e accettare le critiche. Detto ciò, mai darsi per vinti e mai perdere l’entusiasmo! 

  Puoi svelarci a cosa stai lavorando ora? Ci saranno a breve altre occasioni d’incontri pubblici, presentazioni?

D.S.: Al momento sto lavorando a un libro illustrato con la scrittrice inglese Alison Littlewood e a una graphic novel con lo sceneggiatore giapponese Yoshiki Takahashi. Forse a breve ci sarà un mini tour di presentazioni per l’uscita della versione italiana del fumetto “Fidati, è amore” scritto da Joe R. Lansdale, ma è ancora da definire.

Ti ringrazio davvero tantissimo di aver inaugurato questa nuova “stanza” della Fucina. A te anche la prima delle Diaboliche Domande che concludono le Diaboliche Interviste:
Immagina di essere un mitico fabbro. Hai il potere di forgiare qualcosa che ancora non esiste e di renderlo reale: a cosa daresti vita?

D.S.: Sarebbe molto comodo il pennello che non si consuma mai.


Grazie Daniele!



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